Per migliorare l’esperienza di navigazione delle pagine e la fruizione dei servizi online, questo sito utilizza cookie tecnici e analitici.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando su collegamenti nella pagina acconsenti all’uso di questi cookie.
La Pieve di Santa Maria Assunta
 
L’ABBAZIA DI PRATAGLIA

 
   L’Abbazia di Prataglia ha avuto origine nell’anno 986 d.c. per opera di monaci Benedettini provenienti dal monastero di Montecassino. Nell’anno 1008 fu consacrata da Elemperto, Vescovo di Arezzo. La nuova Abbazia si sviluppò rapidamente raggiungendo grande potenza; ebbe possedimenti in tutto il Casentino e perfino nel Valdarno; la chiesa di San Clemente ad Arezzo fu alle dipendenze di  Prataglia. Intanto, nel 1012 era stato fondato da San Romualdo il vicino monastero di Camaldoli con il relativo Eremo. Tale monastero prese col tempo sempre maggiore importanza diventando addirittura la culla di un nuovo Ordine. Nell’anno 1157 l’Abbazia di Prataglia venne  ad esso assoggettata.
Per due secoli, dal 1157 al 1360 fu un continuo contrasto fra i monaci dell’Abbazia di Prataglia e quelli del monastero di Camaldoli, in quanto l’Abate di Prataglia rivendicava una certa qual autonomia dai Generali Camaldolesi.
Fra il 1350 e il 1360 a causa delle discordie fra i Conti Tarlati di Pietralata, Signori di Arezzo, e la Repubblica di Firenze, l’abbazia di Prataglia subì gravi danni; fu presa d’assalto e poi adibita a luogo fortificato da parte delle milizie dei Tarlati. Nel 1360 le soldatesche commisero tali devastazioni da ridurre l’Abbazia in pessimo stato e i monaci dovettero abbandonarla così andarono in rovina portici e chiostri.
Per evitare la completa distruzione il Generale di Camaldoli ordinò nel 1378 che l’Abbazia fosse abitata da due monaci camaldolesi. Però qualche anno dopo, non trovandosi alcun monaco disposto a soggiornarvi, con apposita Bolla, il Pontefice Bonifacio IX dichiarò estinta l’Abbazia (19 ottobre 1391).
Per il disbrigo delle pratiche religiose della popolazione esistente in paese, furono assegnati un Monaco e un Converso. Tale situazione perdurò fino al 1810 (soppressione napoleonica dei beni religiosi).
Successivamente, appartenendo la parrocchia di Badia Prataglia alla Diocesi di Arezzo, i Vescovi di tale città hanno nominato via via nel tempo una serie di sacerdoti che hanno avuto cura delle anime degli abitanti di Badia.
La chiesa, ora Pieve, è dedicata a Santa Maria Assunta (la relativa festa ricorre il 15 agosto).
 
Notizie sull’edificio religioso
L’attuale edificio è solo una parte dell’antica abbazia; sono scomparsi portici e chiostri e i fabbricati che ospitarono i monaci. La chiesa ha una pianta rettangolare. La facciata, in pietra serena, ha subito vari rimaneggiamenti, anche recenti; così nel 1911 è stata rifatta la bifora che sovrasta la porta d’ingresso; questa e la lunetta superiore sono state rifatte subito dopo l’ultima guerra; in quell’epoca è stato inserito un rilievo in terracotta con l’immagine della Madonna. Sul fondo del fabbricato, a destra, si eleva un campanile a pianta quadrata, in muratura di pietrame, con quattro aperture in alto, corrispondenti ad altrettante campane. Il campanile è stato costruito nel 1933; prima esisteva un piccolo campanile a vela, a due fornici.
Sembra che al tempo dell’antica abbazia ci fossero due campanili; infatti in fondo alla navata, sulla sinistra, esiste un vano del tutto simile a quello sulla destra, dove si eleva l’attuale campanile. I fianchi della chiesa sono pure in muratura di pietrame. Il tetto è a capanna a due falde con tegoli e coppi, sorretto da otto robuste capriate di legname, in vista. L’interno della chiesa è più interessante dell’esterno.
L’edificio è ad una sola navata; come nelle chiese romaniche costruite intorno al mille, la parte posteriore della navata, il presbiterio, dove sorge l’altare maggiore, è rialzata. Le due parti sono collegate da una scalinata in pietra.
Nella zona dietro l’altare maggiore, nella parete di fondo della navata, è ricavata un’abside con muri rastremati, così che la sua sezione trasversale aumenta dal basso verso l’alto. Anche i muri laterali della chiesa sono in parte rastremati. Tutti i muri originari sono in pietra serena, in maggioranza a grandi bozze.
L’edificio, così come si presenta adesso con il suo stile romanico originario, è il risultato di due restauri  eseguiti nello scorso secolo.
Il primo (1910-1911) eliminò tutte le sovrastrutture di stile barocco che erano state aggiunte nel Settecento, dopo la Controriforma, fra cui una serie di archi che suddividevano la navata in più zone; furono realizzati sia l’altare maggiore che i due piccoli altari addossati ai due muri longitudinali; fu pure chiusa la cosiddetta porta degli uomini che si apriva nella fiancata di sinistra; di tale porta c’è ancora traccia sia all’interno che all’esterno; all’inizio della navata, a sinistra, fu realizzato un piccolo fonte battesimale.
Nel secondo restauro, eseguito negli anni 1970 e 1971, sono state messe in maggior evidenza le murature originarie distinguendole nettamente da quelle ricostruite in alto, in normale muratura in pietrame, a reintegrare la parte distrutta dalle soldatesche dei Tarlati e dei successivi deterioramenti dovuti al tempo.
Nella parte bassa delle murature, quelle a bozze, sono state intonacate le zone di ammorsatura degli archi barocchi. Nella parete di sinistra, sopra l’altare, è stata rinvenuta una nicchia dove è stata sistemata una Madonna in terracotta, opera dei nostri tempi. E’ stato rifatto pure il pavimento in laterizio e la copertura dell’edificio.
Una scala, partendo dalla zona sinistra della parte bassa della chiesa, mette in comunicazione la navata con una cripta, esistente sotto il presbiterio. La cripta, che è forse la parte artisticamente più rilevante della chiesa, è stata riscoperta nel corso del primo restauro del secolo scorso.
Ha pianta rettangolare e presenta, anch’essa, un’abside semicircolare.
I muri laterali sono tutti a grandi bozze. Il soffitto è costituito da sei volte a crociera che si impostano a dieci semicolonne in pietra addossate alle pareti, nonché a due pilastri circolari posti al centro del vano. Le semicolonne laterali sono sormontate da capitelli in pietra serena fortemente deteriorata; in alcuni si ravvisano animali e foglie. I due pilastri centrali sono sormontati da capitelli in marmo con scolpite delle foglie.
Nella parete di fondo, a sinistra, si trova un piccolo vano sovrastato da un fregio scolpito su pietra; in tale vano venivano riposte le Reliquie dei Martiri.
Sulla sinistra, è ricavato, inciso sulla pietra, “il cittino”,  (da altri chiamato l’Orante) una piccola figura umana con le mani alzate; alcuni vi ravvisano una figurazione dell’immortalità; altri il Cristo Risorto. Alcuni studiosi hanno fatto l’ipotesi che il bassorilievo alla sinistra dell’ Orante e la figura antropomorfa stessa possano essere di origine longobarda e simboleggi la vita con una figura umana che dà o invoca benedizzioni. Di recente, alcuni studiosi sostengono che la cripta, potendo risalire al VI secolo, possa essere stata in antico un tempio pagano.